Geografia
Cardeto si trova alle pendici dell’Aspromonte a circa 700 metri di quota, nella valle della Fiumara Sant’Agata, all’interno della Città Metropolitana di Reggio Calabria. L’abitato, con circa 1.260 abitanti, si sviluppa in posizione panoramica lungo la sponda destra del torrente Sant’Agata, con una tipica struttura a gradinata. Il nome del paese deriva dal cardo (dal greco kαρδίτο, cardìto in greco calabro) e la desinenza “–eto” ne indica il significato: “terra dei cardi”.
Cenni storici
Le prime testimonianze storiche di Cardeto risalgono all’XI secolo, quando l’imperatore bizantino Basilio I elevò la sede vescovile di Reggio a metropoli dei possedimenti bizantini dell’Italia meridionale. In questo contesto si sviluppò il primo nucleo abitato.
Nel 1563, il paese fu incendiato per ordine dell’inquisitore spagnolo Pietro Pansa, probabilmente a causa della persistenza di usanze greche. Per secoli Cardeto fu dipendente dal feudo di Sant’Agata, ottenendo autonomia amministrativa solo nel 1806, durante la riforma napoleonica.
Durante il dominio bizantino e successivamente normanno, il territorio vide l’insediamento di monaci basiliani e la nascita di kastre, villaggi fortificati interni, tra cui Cardeto. In località Serra si trovano ancora i ruderi di una torre d’avvistamento, detta torre saracena, utile a difendersi dalle incursioni arabe.
Luoghi di interesse
Il borgo conserva importanti testimonianze religiose e architettoniche, tra cui:
- La Chiesa di San Sebastiano, patrono del paese, risalente al XVII secolo e restaurata dopo i terremoti del 1783 e 1908.
- L’Abbazia di San Nicola di Foculica, documentata fin dal 1310, situata in località Badìa e affidata nel XVII secolo all’Ordine di Malta.
- Il Santuario di Santa Maria Assunta di Mallamace, costruito nei primi del Seicento sopra un antico monastero basiliano femminile. All’interno è conservata una statua della Madonna, realizzata nel 1720 in bottega siciliana e decorata in oro.
Lingua e cultura grecanica
Cardeto ha avuto per secoli una forte impronta grecanica. Nel XVI e XVII secolo, la popolazione parlava correntemente greco e latino, come testimoniato da documenti dell’epoca e dalle visite pastorali dell’arcivescovo Annibale D’Afflitto (1595). Le messe venivano celebrate in rito greco, e il parroco locale era chiamato “il greco”.
Ne scrissero anche illustri storici e linguisti:
- Barrio (1571): “Gli abitanti usano comunemente la lingua latina e greca; celebrano il culto in greco.”
- Marafioti (1601): “Gli uomini e le donne sono molto accorti e animosi e parlano la lingua greca.”
- Rodotà (XVIII sec.): “In Cardeto la lingua greca prevale su quella italiana.”
- K. Witte (1820): “A Cardeto si parla un certo greco corrotto... ma il numero di parlanti è ormai ridotto.”
- G. Morosi (1873): “La lingua greca è quasi del tutto scomparsa, sopravvive solo tra pochi anziani.”
Nonostante il declino linguistico, l’influenza grecanica sopravvive in molti toponimi, parole dialettali e nella memoria culturale della comunità.
Personaggi illustri
Tra i figli più illustri di Cardeto si annovera il cardinale Luigi Tripepi (1836–1906), uno dei più stimati apologeti e studiosi della Chiesa. Ordinato sacerdote nel 1864, studiò al seminario locale e poi all’Università Gregoriana di Roma. Divenne cardinale nel 1901, fu direttore de L’Osservatore Romano, prefetto dell’Archivio Vaticano, e autore di oltre 200 opere in varie lingue.
Dopo la sua morte, le sue spoglie furono traslate nel 1993 al mausoleo a lui dedicato presso il Santuario di Mallamace, dove oggi riposa.


